domenica 16 giugno 2013

IELTS

L’IELTS (International English Language Testing System) è un test di inglese, ideato per chi vuole studiare o lavorare in paesi anglosassoni. Lo riconoscono Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti, Australia, Canada, Sud Africa e Nuova Zelanda.
Esistono due diverse tipologie d’esame:

  • Academic: è la tipologia più difficile d’esame, in quanto prevede che con il writing e il reading si dimostri di possedere una padronanza linguistica sufficiente alla frequentazione di un corso universitario oppure di un master in un paese anglofono
  • General Training: essendo indirizzato principalmente a chi intenda trasferirsi in Australia, Canada e Nuova Zelanda (Paesi che richiedono il possesso di questa certificazione per poter assegnare il visto), l’esame prevede prove di writing e reading più incentrate sulla vita reale che sul possesso di una terminologia accademica 
L’esame consiste in quattro fasi (elencate nell’ordine in cui avvengono durante la prova):

  • Listening: la prova è analoga per le due tipologie di certificazione e prevede l’ascolto (una sola volta) e la comprensione di diversi brani, in ordine crescente di difficoltà. 
    Sul fascicolo con le domande il candidato deve individuare la risposta giusta, tra le varie elencate. 
    La finalità della prova è quella di verificare la comprensione di dati all’interno di conversazioni reali. 
    La vera difficoltà sta nell’ascoltare e, simultaneamente, leggere domanda e varie risposte possibili, tentare di capire quale sia la risposta giusta soprattutto a fronte del fatto che molto spesso nei dialoghi i protagonisti prima dicono una cosa, poi, correggendosi, ne dicono un’altra, poi si ricorreggono dicendone una molto simile… insomma bisogna stare dietro a vari dettagli! 
    La durata totale della registrazione è di 30 minuti. Alla fine vengono forniti 10 minuti per rileggere le risposte. 
  • Reading: la prova ha la durata di un’ora, durante la quale viene fornito un opuscolo contenente dei brani da leggere. Al termine di ogni brano c’è una serie di domande inerenti lo stesso: si tratta di leggere velocemente con la tecnica dello “skimming and scanning” il brano originario, individuandone i punti salienti, dopodiché, partendo dalle domande, trovare la risposta nell’appropriata sezione del brano. 
    La differenza tra il General e l’Academic consiste nel testo da esaminare: articoli pubblicitari o di giornale per i primi, testi scientifici, storici o culturali per i secondi. 
    In entrambi i casi si tratta di completare frasi incomplete, stabilire la veridicità di alcune affermazione, associare un titolo ad ogni paragrafo del testo. 
  • Writing: l’ora successiva dell’esame è dedicata a quest'ultima prova, consistente nella stesura di due diversi brani. 
    Per i candidati del General il primo task è la stesura di una lettera (in forma amichevole o formale), soddisfacente le richieste fornite. Per i candidati dell’Academic, invece, si tratta di descrivere a parole dati statistici illustrati in uno schema oppure un modello di macchinario il cui procedimento d'uso è illustrato graficamente. 
    Il secondo task richiede per entrambi un numero maggiore di parole e una forma più discorsiva, dovendo trattare un argomento (di attualità oppure di tipo scientifico, storico…) sul quale viene richiesto di esprimere la propria opinione. 
  • Speaking: terminate le prime tre prove i candidati ricevono la comunicazione inerente il loro ordine di accesso all’ultima prova (che può avere atto nella stessa giornata oppure il giorno seguente), ossia quella della conversazione. 
    La prova dura 12-15 minuti e viene effettuata in maniera individuale con un esaminatore madrelingua.
    Al candidato vengono rivolte domande personali, partendo dai propri gusti e dalle proprie abitudini. Dopo questa fase iniziale viene fornito al candidato un argomento sul quale riflettere, prendendo nota su un foglio (se si vuole!) per qualche minuto, e del quale discutere successivamente. 
    Vengono valutate la capacità di comprendere la domanda, l’attinenza della risposta, la proprietà del lessico, la pronuncia e la chiarezza espositiva. 
I risultati dell'esame vengono forniti ad una distanza di 13 giorni dallo stesso: per ognuna delle quattro prove sostenute viene fornito un voto da 1 (non utente) a 9 (utente esperto); la media dei quattro voti (arrotondata alla mezza unità più vicina) fornisce il voto finale dell’esame. 
In generale un punteggio di 4 è il voto minimo richiesto per l’immigrazione, mentre un punteggio compreso tra 6 e 7,5 è richiesto per l’iscrizione a corsi universitari o master. 
Online sono disponibili tabelle di comparazione dei voti dell’IELTS con quelli dell’altra certificazione internazionale di lingua molto diffusa, ossia il Cambridge.


Consigli per l’esame 

Ho preparato l’esame con entrambi i metodi possibili (scuola di lingua e studio autodidatta), quindi posso darne un consiglio oggettivo per chi fosse intenzionato a sostenerlo. 
Nell’estate 2010 seguii un corso intensivo di sette settimane presso la scuola Embassy di Londra Greenwich, alla fine del corso non sostenni però l’esame (fondamentalmente perché ero interessata a darlo per partire con il PGCE e quell’anno non ce l’avrei comunque fatta a cominciarlo, quindi, essendo la prima data d’esame disponibile successiva alla fine della mia permanenza a Londra per il corso, decisi di non restare ulteriori giorni a Londra solo per fare l’esame, anche perché lo stesso ha validità biennale). 
Quando l’IELTS mi tornò necessario per fare domanda per il PGCE, nel 2013, cominciai a (ri)studiarlo da autodidatta, sfruttando anche le nozioni acquisite durante il corso. 

Naturalmente i due metodi di studio hanno prezzi incomparabili. 
Per il corso bisogna pagare non solo le lezioni, ma anche la permanenza. Io scelsi la permanenza nel residence studentesco, nella stessa sede dove era ubicata la scuola, in camera singola e mezza pensione… costo massimo! C’è però anche l’opzione più economica di permanenza in camere condivise oppure in famiglia (opzione per la quale è richiesto un fortissimo spirito di adattamento, visto che il concetto di pulizia, ordine e “casa” in generale che hanno gli inglesi differisce di milioni di anni luce dal nostro). 
Per studiare da autodidatti invece è possibile acquistare diversi libri sia in libreria che online (ottimo, per esempio, Barron’s IELTS Superpack). Ma è anche possibile reperire diverso materiale online da chi ha precedentemente sostenuto l’esame. Quindi il costo di questo tipo di preparazione è davvero irrisorio, in confronto a quello per il corso.

Prepararsi in maniera autonoma o con l’ausilio di un corso non ha alcuna differenza per quanto riguarda le attività del reading e del listening, anzi addirittura ritengo sia più conveniente, per queste due attività, prepararsi da soli: seguendo un ciclo di lezioni che alternano in maniera uniforme le quattro tipologie di task, il corso potrebbe riproporre a studenti in difficoltà su uno o più task in particolare attività su task a lui “inutili”.
Intendo dire: se uno studente ha maggiore difficoltà sul listening e si trova a fare pratica di writing perché l’ordine delle lezioni è quello, sta fondamentalmente perdendo tempo. Se invece stesse studiando da solo quel tempo potrebbe spenderlo per fare un paio di ascolti di brani in più anziché un’attività che non gli serve.
La stessa cosa vale per il reading: potendosi auto-valutare, ed essendo questa un’attività in cui un insegnante può aiutare ben poco (perché bisogna prendere dimestichezza su vocaboli e gestione del tempo soltanto facendo pratica), ci si può regolare meglio da autodidatti che non seguendo un corso in aula.

Per quanto riguarda le attività dello speaking e del writing, farei un discorso a parte.
La prima viene gestita in aula con conversazioni in stile esame da sostenere con un compagno di classe, tutti contemporaneamente lavorando in coppia. Ora, d’accordo che l’insegnante presti attenzione un po’ qui un po’ là e talvolta richieda pure la registrazione dell'esercitazione (che, dice, riesaminerà in futuro), ma onestamente questa attività serve più a migliorare la propria capacità di comprensione dell’inglese parlato da un altro non-madrelingua che non il proprio speaking, dato che non c’è nessuno che corregga concetti e pronuncia.
Forse il writing è l’attività che meglio beneficia del supporto del corso: si tratta di acquisire terminologia e costrutti di frasi per elaborare lo scritto come richiesto dall’esame. Gli insegnanti assegnano dei temi, poi correggono gli scritti, mostrando agli alunni le parti migliori e le parti migliorabili.
Considerando però il solito discorso, ossia che le quattro attività vengono alternate in maniera equa, chi dovesse avere particolare bisogno di supporto per il writing si troverà, durante il corso, a effettuare esercitazioni su attività su cui, eventualmente, ha una carenza minore.
Si consideri poi che il corso di preparazione all’IELTS non prevede lo studio della grammatica, che si da’ per acquisito in altre fasi del proprio percorso di studio, quindi se non si hanno particolari problemi con questa, il modo per impostare gli scritti è abbastanza comprensibile anche dai vari libri di preparazione all’IELTS in commercio, dotati di numerosissimi esempi.

In tutto questo si tenga conto che il corso della durata di 1-2 settimane non serve veramente a nulla (a meno che non si voglia dedicare la mattina allo studio di qualcosina seppur utile, il pomeriggio e la sera all'esplorazione turistica del posto in cui si sta seguendo il corso!): perché abbia un senso dovrebbe durare 4-5 settimane minimo.

Se dovessi dare un consiglio a chi intende preparare l’esame io direi di comprare libri o acquisire risorse a sufficienza per poter esercitare in maniera autonoma reading e listening, perché davvero il supporto di un insegnante è inutile alla preparazione di queste due attività.
Per quanto riguarda il writing, se non si hanno grosse difficoltà, gli esempi sui libri di preparazione sono più che sufficienti. Nel caso in cui non ci si senta sicuri tanto meglio pagare delle lezioni one-to-one con un insegnante che corregga i propri scritti, piuttosto che adattarsi alle esigenze e alle tempistiche di una classe intera.
Stesso discorso per lo speaking: è molto più conveniente e redditizio farsi seguire da un insegnante o da un qualsiasi madrelingua (ne ho sentiti che offrono aiuto a prezzi irrisori via Skype!) per un certo numero (anche molto limitato) di lezioni one-to-one focalizzato sulle proprie difficoltà ed esigenze, piuttosto che buttar via soldi con un corso che difficilmente riesce a migliorare questa attività dello studente.


Literacy Skill Test

Nelle sue intenzioni di fondo, il Literacy Skylls Test è finalizzato a verificare il possesso delle nozioni basilari dell’inglese che consentano ad un futuro insegnante di scrivere in maniera dignitosa tutti i documenti legati alla sua professione, di comprendere quello che legge e di esprimersi in base alle norme fondamentali della grammatica.
Personalmente ritengo che sottoporre a siffatti test un inglese che si accinge ad intraprendere un percorso da insegnante (quindi in possesso di una laurea), sia leggermente vergognoso.
Anche in Italia ci sono i test di italiano per i concorsi di accesso al TFA o all’insegnamento, ma le domande sono di una difficoltà abnormemente superiore: participi passati di verbi assurdi, domande di grammatica che vertono sull’eccezione dell’eccezione della sotto-eccezione…
In questi test, per fare un esempio, una grande attenzione viene posta sulla seguente problematica inglese: “should have” nella sua forma contratta “should’ve” si legge esattamente come “should of”. Beh, le domande di grammatica chiedono di completare una frase, scegliendo tra quattro possibili alternative, delle quali due sono “should have” e “should of”. Capisco farla ad un bambino delle primary una domanda del genere, capisco pure farla ad uno straniero… ma farla ad un inglese laureato…

A prescindere dalle considerazioni personali, il test si svolge al computer e si suddivide in quattro parti:
  • spelling: si indossano le cuffie e si devono completare dieci frasi ognuna delle quali ha una parola mancante; ogni parola può essere riascoltata in cuffia e modificata un numero illimitato di volte ma, quando che si decide di proseguire dalla sezione dello spelling a quella successiva, non è più possibile tornare indietro (questa regola non vale per le sessioni successive, che sono fruibili e modificabili a piacimento);
  • punctuation: viene mostrato un brano nel quale mancano 15 segni di punteggiatura che devono essere individuati e aggiunti; se vengono aggiunti segni di punteggiatura ulteriori rispetto a quelli indispensabili, corretti ma non necessari, non viene segnalato alcun errore; 
  • grammar: vengono forniti dei brani (di argomento inerente la scuola, ad esempio lettere del preside ai genitori, oppure articoli per insegnanti…) con delle frasi da completare; ogni frase va completata trascinando con il mouse l’opzione prescelta tra quelle elencate dal testo nello spazio bianco all’interno della frase;
  • comprehension: assegnato un brano inerente argomenti di tipo scolastico (a me è capitato un brano relativo al bullismo adolescenziale su internet) bisogna rispondere a domande relative allo stesso.
Premesso che non si tratta di richieste trascendentali, è bene dedicare del tempo esercitandosi per questo test, soprattutto per capire il modo in cui vengono poste le domande.
Vario materiale è disponibile in rete per esercitarsi offline (ad esempio sul sito della Teaching Agency c’è la pagina http://www.education.gov.uk/schools/careers/traininganddevelopment/professional/b00211208/literacy/practice-literacy con vari download disponibili) o addirittura per simulare il test vero e proprio come in sede di esame (http://www.education.gov.uk/QTS/Literacy/assessment_engine.html). 
Per quello che mi riguarda ho utilizzato il libro “Passing the Literacy Skills Test” (di Jim Johnson e Bruce Bond) e le simulazioni online. 

All’esame mi sono capitate parole per lo spelling davvero molto più complesse di quelle presenti sul libro o sulle simulazioni, quindi il mio consiglio è quello di leggere quante più possibili liste di parole tipicamente misspelled in inglese (se ne trovano tantissime in rete) in modo da prendere dimestichezza, anche se (pare!) le parole proposte all’esame tendono ad essere, in linea di massima, sempre le stesse.

Il consiglio sulla punteggiatura è quello di dare un’occhiata alla teoria presente sul libro, perché alcuni segni di punteggiatura sono usati in maniera differente rispetto all’italiano (per esempio l’uso delle virgolette nei discorsi diretti, l’utilizzo di virgole e punti all’interno di discorsi diretti…). 
Spesso poi l’elemento da modificare è la lettera minuscola in maiuscola oppure lo spazio di separazione tra un paragrafo e il successivo.
Penso che, nel dubbio, sia meglio mettere un segno di punteggiatura, visto che non vengono detratti punti per segni di punteggiatura non necessari ma non errati. Però, nel caso, meglio non calcolarlo nel computo dei 15 totali, dato che poi quello aggiunto e non necessario toglierebbe attenzione a quello necessario che, mancando, farebbe ottenere un punto in meno.

La grammatica è, a mio avviso, veramente ad un livello elementare: niente frasi ipotetiche, niente contorsioni mentali (che già in inglese non sono eccessive!). Basta leggere attentamente il testo e scartare, tra le opzioni proposte, quelle che non si abbinano al resto della frase come corrispondenza tra numero del soggetto e del verbo (ad esempio: children was playing) o tempo del verbo utilizzato (ad esempio: yesterday I will go). 

La parte più seccante è stata, per quello che mi riguarda, la comprehension.
A differenza del reading nell’IELTS, la comprehension di questo test è molto, molto, molto più “ad interpretazione”.
Ci sono varie tipologie di domande per questa sezione del test, che non capitano tutte contemporaneamente nello stesso esame: 
  • attribuire il soggetto che ha espresso un'idea illustrata nel testo 
  • completare un elenco puntato 
  • mettere in ordine sequenziale una serie di informazioni, come esposte nel testo 
  • individuare i punti salienti del testo tra tutti quelli elencati 
  • associare un riassunto, tra quelli elencati, ad uno o più paragrafi indicati 
  • individuare il significato di parole o frasi 
  • indicare se i concetti elencati sono S (supportati dal testo), I (implicitamente supportati dal testo), NE (senza alcuna evidenza nel testo), IC (implicitamente contrari a quanto affermato dal testo) oppure C (contrari a quanto affermato dal testo) 
  • selezionare titoli o sottotitoli per i paragrafi indicati 
  • identificare possibili utenti di interesse del testo, tra quelli elencati 
In ognuno di questi casi la scelta è sempre tra sinonimi più forbiti e meno utilizzati nella lingua inglese che, probabilmente, un non-madrelingua non conosce, quindi sbagliare ad individuare la risposta corretta non è così improbabile.

Anche per il Literacy, come per il Numeracy, è possibile chiedere degli special arrangements in quanto stranieri. In questo caso viene fornito del tempo aggiuntivo per effettuare il test.
Per noi stranieri il test deve essere concluso in un’ora (le simulazioni online da prendere a riferimento sono quelle con “Extra time”).

Anche per il Literacy, come per il Numeracy, la percentuale minima con cui si supera l'esame è 63%.

Esito della mia interview a Sunderland

Per la risposta, che ho dovuto sollecitare io stessa, il mio caro amico John mi ha fatto aspettare anche più dei canonici 28 giorni.

Solita storia che ho notato anche l’anno prima a Portsmouth e di cui ho avuto conferma dall'esito di interview di altre persone fatte quest'anno: per le materie che non siano MFL (per cui prediligono, ovviamente, i madrelingua), preferiscono (per ovvie ragioni!) gli inglesi. Se proprio non hanno altri candidati, prendono lo straniero e lo fanno quando di posti vuoti ne sono rimasti tanti, da non avere altre inglesi-speranze.

Secondo me John ha tentato di allungare il brodo sperando che qualche inglese chiedesse il posto per il suo corso… ma se sta offrendo interview ancora al 27 di agosto, penso proprio che la mia teoria dell'Inghilterra del Nord (alias Culonialand!!!) abbia colpito e fatto centro: ammessa a Sunderland per il PGCE 2013/14.

Interview: la mia esperienza a Sunderland (colloquio individuale)

Dopo essere stato avvisato della mia presenza in dipartimento, John è venuto a prendermi dalla poltroncina su cui lo aspettavo da qualche minuto (vabbe’, sono paranoica io: essendo una classica ritardataria e una sfigata cronica, quando un appuntamento è importante arrivo sempre molto prima… per fare un esempio: per i Literacy Skills Test mi sono presentata tre ore prima!!!!), scambiando qualche convenevole con me, mentre mi portava dove avrebbe avuto luogo la mia interview.

La sorpresa che avevo avuto inizialmente, seduta sulla poltroncina, ebbe conferma: non c’era nessun altro per l’interview, solo io.
Oddio, mi ha portato in uno stanzino di un metro e mezzo per due al massimo. Ci stava una scrivania, due sedie e noi, non c’era spazio per niente altro!!!
Quindi nessuna micro-teaching lesson o colloquio di gruppo: solo io contro John!!!
E sono state due ore e mezza di fuoco, dopo le quali avrei voluto dire: “E BASTAAAAA MOOOOO'!!!!”, invece lui, tanto carinamente, mi ha pure accompagnata alla fermata dell’autobus, spiegando all’autista che avevo diritto a viaggiare gratis essendo della loro Università… ovviamente per strada intavolava discussioni che io non avevo più alcuna voglia di sentire, a meno che non avesse voluto parlare in italiano!!!!

L’interview è divisa in più parti.

Inizialmente mi sono state fatte domande di matematica.
Niente di trascendentale: per loro gli spazi di Banach, il duale di R alla n, gli insiemi compatti… sono cose da fantascienza.
Le domande erano sulle frazioni, sul “trova l’errore in questa espressione”, su come spiegheresti perché 4/10 è uguale a 2/5, sulle equazioni di primo grado, sulla parabola, sulla geometria a mo’ di quiz da settimana enigmistica (se questa è l’immagine di un cubo in due dimensioni, facendola diventare in tre dimensioni quali sono i lati che si toccano tra loro?).
Insomma niente su sui un laureato in Matematica in Italia possa avere problemi o per cui debba prepararsi particolarmente.

Dopo di questo abbiamo discusso del mio curriculum, del perché volessi insegnare in Inghilterra e non continuare a farlo in Italia, di come imposto la lezione in Italia (avevo portato, come suggerito dalla lettera di invito all’interview, del materiale che avevamo preparato in classe con i miei alunni: delle presentazioni di Informatica… le ha guardate, ma ovviamente senza grandissimo interesse visto che erano in italiano!!! Beh… era per non andare a mani vuote, ma io un’altra micro-teaching lesson, se non richiesta, non l’avrei mai preparata!!!!), della solita vecchia storia del “Perché hai fatto l’Ufficiale in Marina? E’ obbligatorio in Italia?”.
Insomma: colloquio psicologico e motivazionale.

Certo alla fine dell’interview è partita la domandona da mille dollari: “Perché hai scelto l’Inghilterra del Nord? Come fai a conoscere Sunderland? Hai dei parenti qui?”.
Ho provato a glissare e ad essere diplomatica, dicendo che mi piace, che l’ho vista su internet… ma lui mi guardava inebetito, come a dire: “Io in questo posto ci sono capitato per nascita, ma tu che cazzo ci vieni a fare, che fa schifo???”.
Beh, alla fine gliel’ho detto (ero comunque reduce da un’interview di due ore e mezzo faccia a faccia, non reggevo più a fare la diplomatica!!!): vista l’esperienza dell’anno precedente, mi pareva che lui sarebbe stato ben disposto ad accettarmi per il corso e quindi ho messo Sunderland come mia prima scelta.

Tornando all’interview: abbiamo discusso della mia observation a Nottingham fatta l’anno precedente.
Su questa cosa era particolarmente fissato: già per email mi aveva detto che avrebbe contattato la scuola per chiedere una valutazione su di me, visto che la lettera della Head of Maths della scuola di Nottingham (che io espressamente avevo richiesto, altrimenti loro non me l’avrebbero neanche data!) era troppo striminzita per capire la loro reale valutazione di me.
E, siccome penso non sia riuscito a mettersi in contatto con quelli della scuola, mi ha mandato a fare un’observation nel pomeriggio in una scuola a Sunderland, per poi chiedere il parere della prof. di Matematica della quale ho osservato due sole ore!
Gli ho fatto vedere tutto il blocco degli appunti che avevo preso in quell’occasione a Nottingham, parlandogli di quello che mi aveva colpito maggiormente.
Classica domanda: quali sono le differenze tra la scuola italiana e quella inglese. E vabbe’…

Dopo mi ha dato il solito compitino che danno a qualsiasi interview (anche se poi mi domando perché abbiano reso obbligatori gli skills test di Numeracy e Literacy se devono farceli rifare ogni volta): brano da leggere e da riassumere, apportando esperienze personali e considerazioni.

Mentre io parlavo lui scriveva e scriveva appunti.
Alla fine mi ha detto la solita cosa, ossia che mi avrebbe fatto sapere.
Anche se, il suo giudizio era che non avessi problemi ne’ con la parte motivazionale ne’ con la parte di matematica, ma l’inglese doveva migliorare.
Gli ho detto che avrei passato l’estate a studiarlo per l’IELTS, mi ha risposto che, anche se avessi raggiunto i risultati richiesti per l’IELTS (molto bassi, in realtà, unico motivo per cui avevo inizialmente selezionato Sunderland come scelta), l’inglese doveva migliorare.
Mi sono rotta e gli ho risposto: “Beh, stando qui e vivendo qui, migliorerà sicuramente” (e che cazzo!!!!!!).

Lo spettacolo delle luci di Guangzhou